Regia di Valerio Bufacchi
Regia video Michele Velludo
Scenografie Sara Ferrari, Pierluigi Perbellini e Davide Mantovani
Negli scacchi, come nella vita, la mente umana è limitata. È la stupidità a non esserlo. (W. Steinitz)
Una delle tragedie più conosciute di William Shakespeare : Amleto. Alla corte di Danimarca il dubbio e l'ambiguità prevalgono. C'è incertezza tra essere e apparire, pensiero e azione. Ogni mossa potrebbe essere la decisiva, ma l’esitazione prevale. Così, come nel gioco degli scacchi, la capacità di saper fare le giuste scelte è determinate a tracciarne il futuro. Una partita dunque. Una sfida a scacchi già iniziata ancor prima che l’invitato possa sedersi. In una dimensione senza spazio, luogo e tempo, a sfidare il nobile Amleto in questo gioco è un personaggio misterioso il cui volto è celato. Sarà la Morte o qualcos'altro? La questione è che il gioco stesso sembra rappresentare molto di più di ciò che sembra. Mossa dopo mossa lo scorrere della partita scandisce e segna fatalmente il tempo e i destini dei protagonisti e anche se il giovane principe sembra determinato a compiere la sua vendetta, continuamente procrastina l'azione, facendo rovinare affetti e circostanze ad un punto senza alcun ritorno. L'esitazione sembra essere la sua malattia. Il dubbio è il suo antagonista, che lo perseguita fino alla fine. Fino allo scaccomatto. E se nella vita, a differenza che negli scacchi, il gioco continua anche dopo lo scaccomatto, come sosteneva Isaac Asimov, è altrettanto veritiero che la stessa non possa continuare ad assomigliarsi.
La scenografia ideata e realizzata per l'Amleto si distingue per l'aspetto multimediale consistente nei filmati in banco e nero in apertura di ogni scena legata ad una specifica mossa degli scacchi che fondendosi in un tutt'uno con una colonna sonora dai toni gotici, danno vita all'atmosfera e al contesto in cui si muovono gli attori.